
Cos’è l’affido super esclusivo di un minore ad un genitore?
Si parla di affidamento super esclusivo (o affido esclusivo rafforzato), quando a decidere delle questioni più importanti per il figlio, relativamente alla sua educazione, istruzione, salute, ecc. sarà esclusivamente il genitore a cui viene affidato poiché l’altro si è dimostrato totalmente inadeguato al suo ruolo.
In quali casi ricorre?
In generale i casi concreti nei quali il Giudice ha optato per tale regime, fortemente limitativo, sono, ad esempio, casi in cui uno dei genitori è del tutto latitante oppure è affetto da problemi di tossicodipendenza o da patologie di natura psichiatrica gravi o si trova in carcere o si disinteressa del minore, decidendo a suo piacimento quando contattarlo.
Facciamo un esempio per capire meglio
Tizio e Caia si separano. Il giudice stabilisce che il marito deve corrispondere alla moglie e alla figlia minore la somma complessiva di 400 euro mensili a titolo di mantenimento. Tizio, però, decide non solo di non corrispondere il mantenimento, ma di essere sempre assente nella vita della bambina, addossando così tutte le responsabilità a Caia.
Il disinteresse di Tizio può portare ad una pronuncia di affidamento super esclusivo, a condizione che Caia dimostri la condotta pregiudizievole del marito.
In sostanza, ogni situazione in cui la necessità di interpellare il genitore non affidatario per decisioni di maggiore interesse può trovare ostacolo nelle condizioni oggettive o soggettive del medesimo – con il rischio di ‘paralizzare’ la gestione del minore, si attribuisce la pienezza dei poteri al solo genitore affidatario.
E’ quanto accaduto in una fattispecie esaminata recentemente dalla Corte di Cassazione che, pronunciando l’ordinanza ordinanza n. 29999 del 31 dicembre 2020, affronta la problematica dell’affidamento esclusivo dei figli ad uno dei genitori, in particolare al padre, dopo che erano stati rilevati i profili di inadeguatezza educativa della madre, sotto l’aspetto delle sua difficoltà di sintonizzarsi con i figli e a comprendere i loro bisogni, così come l’incapacità di comprendere i propri errori (circostanza, quest’ultima, che determinava la non consapevolezza del fatto che la sua condotta pregiudizievole non faceva che alimentare il conflitto genitoriale, cronicizzandolo).